Giorgio Vasari - Opera Omnia >> Le vite de più eccellenti architetti, pittori et scultori |
ilvasari testo integrale, brano completo, citazione delle fonti, commedie opere storiche opere letterarie in prosa e in versi, operaomnia # Dice uno antico nostro proverbio: A goditore non mancò mai roba, e verificasi certamente nella azzion di molti per non dire però di infiniti. I quali hanno il cielo sí benigno e tanto propizio, che e' ne tiene cura particulare, e porge loro continovamente aiuto e sussidio, senza che essi vi pensin mai, come sempre aiutò Giovannino da Santo Stefano a Ponte di Fiorenza. Costui, essendo naturalmente inclinato alle comodità e piaceri del mondo, non si curò molto di venir perfetto nella arte come e' poteva, anzi, mandando male il suo patrimonio e venendoli in mano alcune eredità e nella arte guadagni continovi, piú per sorte che per merito, per attendere piú alle baie che all'opra, consumò il tempo, la roba e se stesso. Dove il cielo che favorire lo volle, nel tempo che egli era già divenuto vecchio, e delle sue fatiche avea fatto poco avanzo, co 'l dargli in cambio dello stento la morte, felicemente lo fe' passare a vita migliore. Lasciò dell'opre sue in Santa Trinita di Fiorenza la cappella delli Scali, et un'altra allato a essa, et una delle storie di San Paulo allato alla capella maggiore. In Santo Stefano al Ponte Vecchio, fece una tavola et altre pitture a tempera in tavola et in fresco, per Fiorenza e di fuori, che li diedon credito assai. Molti amici suoi contentò ne' piaceri piú che nell'opre. Era amico delle persone lit|terate et amator di tutti quegli che per venire eccellenti si davano a tal professione e frequentavano gli studii di quella, confortando gli altri a talmente esercitarsi nell'arte, che se bene egli non operava in quel modo, aveva piacere dell'opra virtuosa in essi artefici, e molto piú quando gli vedeva fiorire nella pittura. Visse dunque Giovannino allegrissimamente, in fin che d'anni lix, di mal di petto, in pochi giorni perse la vita, nella quale, poco piú che durato avesse, sarebbe stato costretto a patire incommodi, essendoli appena rimaso tanto in casa che li bastasse per darli onesta sepoltura in Santo Stefano del Ponte Vecchio. Furono l'opre sue fatte nel mccclxv. E li fu fatto questo epitaffio: QVAE LINQVIT MORIENS MI PATER IPSE FVI ARTIBVS INSIGNES DILEXI SEMPER HONESTIS. PICTVRA POTERAM CLARVS ET ESSE VOLENS. |
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