Giorgio Vasari - Opera Omnia >> Le vite de più eccellenti architetti, pittori et scultori |
ilvasari testo integrale, brano completo, citazione delle fonti, commedie opere storiche opere letterarie in prosa e in versi, operaomnia # Benché il cielo desse forma pittura nelle linee e la facesse conoscere per poesia muta, non restò egli però per tempo alcuno di congiugnere insieme la pittura e la poesia. Acciò che se l'una stesse muta, l'altra ragionasse, et il pennello con l'artifizio e co' gesti maravigliosi mostrasse quello che gli dettasse la penna e formasse nella pittura le invenzioni che se le convengono. E per questo insieme col dono che a Ferrara fecero i fati de la Natività del divino M[esser] Lodovico Ariosto, accompagnando la penna al pennello, volsero che e' nascesse ancora il Dosso pittore ferrarese; il quale, se bene non fu sí raro tra i pittori come lo Ariosto tra' poeti, fece pure molte cose nella arte, che da molti sono celebrate, et in Ferrara massimamente. Laonde meritò che il poeta, amico e domestico suo facesse di lui memoria onorata ne' chiarissimi scritti suoi. Di maniera che al nome del Dosso diede piú nome la penna di M[esser] Lodovico universalmente, che non avevano fatto i pennelli et i colori che Dosso consumò in tutta sua vita, ventura e grazia infinita di quegli che sono da sí grandi uomini nominati. Perché il valore delle dotte penne loro sforza infiniti a dar credenza alle lode di quelli, ancora che perfettamente non le meritano. Era il Dosso ferrarese pittor molto amato dal Duca Alfon|so di Ferrara, prima per le sue qualità nell'arte della pittura e poi per le sue piacevolezze, che molto al duca dilettavano. Ebbe in Lombardia titolo da tutti i pittori di fare i paesi meglio che alcuno altro che di quella pratica operasse, o in muro o in olio o a guazzo, massimamente da poi che la maniera tedesca s'è veduta. Fece in Ferrara nella chiesa Catedrale una tavola con figure a olio, tenuta assai bella, e lavorò al duca nel palazzo infinite stanze insieme con un suo fratello detto Batista, i quali sempre furono nimici l'uno dello altro, ancora che lavorassero insieme. Eglino fecero di chiaro e scuro il cortile del Duca di Ferrara con le storie di Ercole e dipinsero una infinità d'ignudi per quelle mura. E similmente per tutta quella città lavorarono, et in muro et in tavola molte cose dipinsero. Fecero in Modona nel Duomo di loro mano una tavola e si condussero a Trento per il cardinale a lavorare il palazzo suo in compagnia d'altri pittori, e quivi fecero molte cose di lor mano. Furono appresso condotti a Pesero per il Duca Francesco Maria e particularmente A l'ultimo fecero in Faenza nel Duomo al Cavaliere de' Buosi una bellissima tavola d'un Cristo che disputa nel tempio, nella quale veramente vinsero se stessi, per la maniera nuova che usarono in quella. Finalmente divenuto Dosso già vecchio e non molto lavorando, ebbe continuo dal Duca Alfonso emolumento e provvisione; benché egli per un male che gli venne indebilito, in breve tempo passò di questa vita. Rimase Batista suo fratello che vive ancora, il quale molte cose fece dopo la morte di Dosso, mantenendosi in buono stato. Fu sepellito Dosso in Ferrara patria sua. E la principalissima laude sua fu il dipignere bene i paesi. Fu in questi tempi medesimi il Bernazzano Mi|lanese eccellentissimo per fare paesi et erbe et animali, cosí terrestri, come volatili et acquatici; non diede molto opera alle figure, e come quello che si trovava imperfetto, fece compagnia con Cesare da Sesto, che le faceva molto bene e di buona maniera. Dicesi che il Bernazzano fece in un cortile a fresco certi paesi molto belli e tanto bene imitati, che essendovi dipinto un fragoleto pieno di fragole e mature et acerbe e fiorite, alcuni pavoni ingannati dalla falsa apparenzia di quelle, tanto spesso tornarono a beccarle, che bucarono la calcina dello intonaco. |
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